In un edificio neoclassico del XVIII secolo costruito come Museo di Scienze Naturali è ospitata la maggiore attrazione di Madrid: il Museo del Prado, aperto al pubblico dal 1819 e una delle principali pinacoteche del mondo. Le collezioni del Prado nascono dalle raccolte private dei sovrani spagnoli, principalmente quelle di Carlo V e Filippo II, grandi mecenati e amanti della pittura, ma anche quella di Filippo IV. La corte di Madrid ebbe al proprio servizio, attraverso i secoli, artisti di levatura assoluta come El Greco, Velázquez, Goya, cosicché una visita al Prado è un’occasione unica di passare in rassegna quattro secoli di capolavori.
Il Prado ha due ingressi, uno su Calle Felipe IV, detto Puerta de Goya che conduce direttamente alla visita delle collezioni del Rinascimento italiano e della pittura spagnola, e uno su Plaza de Murillo, detto Puerta de Murillo, che immette alla raccolta dei dipinti di Bosch e dei fiamminghi.
Le collezioni di arte spagnola del Prado sono le più complete del mondo e sono il vero tesoro del museo. Se al pianterreno si può seguire l’evoluzione dell’arte spagnola dal XII al XV secolo, con i cicli di affreschi romanici e le prime pitture su tavola, al piano superiore è la parte più importante della visita. Si tratta delle sale dedicate alla cosiddetta età dell’oro spagnola, il tardo Cinquecento e il Seicento, preannunciate dalla collezione di dipinti di El Greco (Domenikos Theotocopoulos, 1560-1614) pittore a Toledo e poi alla corte di Filippo II, tra cui alcuni capolavori (la Trinità, l’Adorazione dei pastori). Segue un altro pittore di corte, Diego Velázquez (1599-1660), protetto di Filippo IV, che ritrasse la famiglia in diverse opere. Tra le sue opere spicca lo straordinario Las meninas, (le damigelle d’onore) barocco nella concettosità dell’impianto - il pittore ha ritratto se stesso nell’atto di ritrarre i sovrani - ma straordinariamente efficace nel risultato finale. Dopo Velázquez sono esposte opere dei principali pittori del Seicento spagnolo, da Zurbarán a Murillo, da Valdes Leal a Carreño. Conclude la parte spagnola la collezione delle opere di Francisco Goya, di impressionante completezza. Goya fu il pittore di corte dei Borboni (visse tra il 1746 e il 1828), un attento cronista degli avvenimenti della propria epoca e, artisticamente, ebbe una influenza preponderante su molte correnti pittoriche a lui successive, a cominciare dagli impressionisti. Di Goya sono esposti, oltre a numerosi cartoni per arazzi, gli straordinari cosiddetti Dipinti neri, che Goya dipinse, già anziano, sulle pareti di casa propria, le due celeberrime Maja vestida e Maja desnuda e i poderosi Dos de Mayo e Tres de Mayo, cronaca della insurrezione di Madrid contro l’occupazione francese e della successiva repressione, divenuti simbolo della lotta per la libertà del popolo spagnolo.
Straordinarie anche le collezioni di pittura italiana, a cominciare dalle opere più antiche del Beato Angelico (l’Annunciazione, proveniente dal monastero delle Descalzas reales), fino a un trittico del Botticelli e ai maggiori esponenti del Rinascimento in pittura: Raffaello (Ritratto di cardinale), Tintoretto e Veronese, Caravaggio. Un posto a sé occupa poi la parte dedicata a Tiziano, tra cui alcuni ritratti di sovrani spagnoli, come lo strepitoso Imperatore Carlo V a Mühlberg, trionfatore sugli eserciti protestanti nel 1547.
L’esposizione della pittura fiamminga ruota soprattutto attorno all’opera di Hyeronimus Bosch (detto dagli spagnoli El Bosco), il pittore tedesco (1450-1516) le cui opere furono amatissime da Filippo II (una copia de Il carro del fieno è ancora oggi nella Cella di Filippo II all’Escorial). Di Bosch sono esposti numerosi trittici (come il celebre Giardino dei piaceri terreni) che forniscono una visione completa del genio allucinato del pittore tedesco. Alle visioni di Bosch sembra rispondere nelle sale successive Il trionfo della morte di Pieter Bruegel il Vecchio (1525-1569), altro capolavoro fondamentale della pittura fiamminga, cui seguono opere di Patinir, Weyden, Mor, il Rubens mitologico dei 18 soggetti progettati per il padiglione di caccia di Filippo IV, Van Dyck e Jan Bruegel, mentre nelle sale tedesche prevale la presenza di Dürer (Adamo ed Eva).
Altre importanti sezioni del Prado sono quelle dedicate alla pittura francese del XVII e XVIII secolo e alla scultura. Quest’ultima copre addirittura un periodo che va dall’epoca classica al XIX secolo, e i numerosissimi pezzi sono esposti in giro per il museo senza una organizzazione precisa. Da questa rapida carrellata è facile intuire come il problema fondamentale che affligge il Prado sia la mancanza di spazio: l’enorme quantità di opere esposte stabilmente non è comunque che una piccola parte del patrimonio del museo, valutato da alcuni intorno alle 7000 opere solo per quanto riguarda i dipinti.
Con lo stesso biglietto del Prado è possibile accedere al Casón del Buen Retiro, adiacente al museo, dove sono in esposizione opere spagnole del XIX secolo.